Royal Ultra Sky Marathon Ceresole Reale (TO): dove osano le Aquile
Di Carmela Vergura
La strada che porta a Ceresole, in Valle dell’Orco, non è di quelle da affrontare ad alte velocità, lungo il tragitto ho modo di pensare che in tanti anni della manifestazione della Royal Ultra Sky Marathon non ho mai partecipato a nessuna edizione. Tutti me ne hanno sempre parlato bene, gara tecnica, molto spettacolare, un giro fantastico all’interno del Parco Nazionale del Gran paradiso. E’ cresciuta con il passare degli anni questa gara partita in sordina, addirittura nella prima edizione la vittoria assoluta di una donna su tutti, Raffaella Miravalle. La gara è cresciuta in qualità e come durezza del percorso, sino ad arrivare all’edizione del 2013 con 54 km circa, sviluppo positivo di 4000 metri e negativo di 4400 metri.
Scorrono via i chilometri, passo in località Locana, paesino che mi ricorda tanti anni fa, la partenza di una bellissima pedalata sino al Colle del Nivolet in compagnia di mio marito. La strada asfaltata di Ceresole termina proprio al Colle del Nivolet, le altezze sono di quelle importanti, a quota 2600 metri. La strada è di quelle frequentatissime d’estate dai turisti che salgono a prendere il fresco, ma è proprio la tipologia del luogo che rende la Valle dell’Orco particolare e conserva quel qualcosa che mi ricorda le Dolomiti. Arrivo a Ceresole il sabato sera tardi, mi metto d’accordo con i volontari che, come me faranno servizio di assistenza al Colle della Porta a quota 3000 metri. Le ore della notte non mi danno un sonno tranquillo, penso che non dovendo fare la gara dovrei essere tranquilla ed invece sono emozionata perché una montagna a tremila metri è comunque un’altezza da non sottovalutare e i corridori della gara passeranno a metà gara, dopo aver affrontato già altri dislivelli.
La partenza della Royal per tradizione avviene dal Lago di Teleccio, per portare i corridori da Ceresole è previsto un servizio navetta. Ormai la macchina organizzativa di questa gara è collaudatissima, nulla è lasciata al caso soprattutto l’assistenza e il soccorso in caso di necessità. A duemila metri di altezza non si scherza, il percorso oltre ad essere tecnico è molto esposto in alcuni tratti, e quest’anno la quantità di neve che ancora è rimasta ha complicato la tracciatura. In una gara simile il brutto tempo è una variabile da non sottovalutare, perciò spero in cuor mio che sia proprio una gran bella giornata. E così è stato. Una giornata fantastica dal punto di vista climatico ha permesso ai trecento corridori del cielo, 200 nella distanza ultra e 100 nella distanza Roc, di 30 chilometri, di ammirare, e conservare nei ricordi, degli scenari di assoluta bellezza che madre natura da millenni protegge . E’ il cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il primo Parco ad essere istituito nel 1922, riserva storica di caccia dei Savoia. Tanti sentieri e mulattiere furono costruite per permettere al Re Vittorio Emanuele II di andare a caccia in queste zone. Questa è la storia di altri tempi, oggi questi sentieri saranno il terreno di camosci umani che potranno incrociare anche degli animali protetti dal Parco. Cosa che è successo alla sottoscritta mentre con la squadra salivo verso il Colle.
I primi concorrenti al punto in cui siamo situati io e Marco, volontario del Soccorso Alpino, transitano alle 10.30, si può ammirare gran parte del percorso dal Colle. Li vediamo spuntare con il binocolo quando salgono dalla conca del Broglio, dopo aver valicato il Colle dei Becchi, prima durissima salita della gara. In testa tre uomini con maglia Valetudo: Maurizio Fenaroli, Claudio Garnier, Clemente Berlinghieri. Li conosco tutti, sono anche miei compagni di squadra. La salita al Colle soprattutto a queste quote metterà tutti dura prova. Staccatissimi tutti gli altri, arriva Daniele un ragazzo giovane con precedenti di Mountain Bike, si lamenta che perde tutto nelle discese. Passano altri minuti transitano Daniele Fornoni e Silvano Fedel, silenziosi, non oso chiedere nulla. Quasi subito dietro di loro giungono Fabrizio Roux, Stefano Ruzza e soprattutto lei, la regina della Sky race a livello internazionale Manuela Brizio. In discesa è un camoscio di classe, stacca i suoi compagni. Come lei nessuno! Aspetto con ansia i transiti delle altre donne, arriva e si lamenta della giornata non proprio ottimale fisicamente per lei, Raffaella Miravalle, che alla prima edizione ha lasciato tutti indietro arrivando prima assoluta. In breve arriva anche l’altra sua compagna Valetuto, è la mia carissima amica Cecilia Mora, grandissima campionessa del mondo di Trail nel 2009 a Serre Chevalier. Un bacio e un abbraccio a tremila metri sono energia pura, e anche lei fila via in discesa sulla neve verso il Lago Lillet saltando come un camoscio. Che gara ! Primi tre uomini e prime tre donne le aquile, animale simbolo della società Valetudo. Sembra un binomio perfetto quello di oggi: si è nel Parco Nazionale e le aquile della Valetudo stanno volando altissimo. Al colle arrivano veramente stremati, in oltre tre ore di assistenza transitano in tanti, ma anche quelli che sicuramente saranno fermati al cancello orario seguente. Tanti amici di corse, per tutti una parola, uno stimolo a continuare. Le ore seguono veloci, i passaggi proseguono sempre più lentamente, gli ultimi transitano oltre tre ore dopo i primi. Alcuni non riusciranno a passare il cancello orario, però ci provano ad andare avanti. Tutti, proprio tutti appena arrivano in cima al Colle si fermano ( per tirare il fiato) e ammirano ciò in quel momento la natura agli sta regalando: una visione d’immenso e un panorama a 360 gradi che lascia a bocca aperta. La fatica quasi non si avverte più e si va avanti. Arriva il servizio che chiude la gara, scendiamo per la stessa strada dell’andata e si raccolgono a ritroso le bandierine e gli attrezzi che sono serviti all’organizzazione per creare dei binari nella neve. A me il compito di portare una pala pesantissima. Arrivo alla macchina con le spalle disfatte…La stanchezza ben presto mi passerà perché arrivata al rifugio Mila, al cospetto del bellissimo lago di Ceresole, vado a festeggiare coloro che hanno reso questa gara storica. I primi tre atleti maschi e le prime tre atlete femminili, le aquile della Valetudo. In tutta la mia carriera sportiva, sia come concorrente che come tifosa non ho mai visto nulla di simile. Sul palco della bellissima struttura in legno per ospitare gli eventi del Palamila, si vedono le maglie arancioni degli organizzatori, il mattatore e il genio organizzativo, nonché speaker della manifestazione Stefano Roletti e le aquile Valetudo. Un momento incredibile. Un emozione che prende il nodo in gola. Sarà perché sono di parte, ma è fantastico vedere un palco così. Le ultime parole del vincitore Maurizio Fenaroli, atleta che due anni fa per uno sbaglio di percorso non ha vinto la gara, quest’anno tornato con quel gran desiderio di tagliare il traguardo del Gran Paradiso per primo e dedicare questa sua bellissima vittoria a suoi due amici, biellesi, scomparsi pochissimo tempo fa proprio in queste zone, durante un’escursione. Le sue parole sono state un inno alla vita. La campana della Transumanza data in premio ai due vincitori, Maurizio e Manuela, batte gli ultimi momenti prima della chiusura.
Continuano gli arrivi della Royal, siamo oltre le 12 ore di corsa. Un ultimo sguardo verso le montagne…e la promessa di voler esserci anche io come atleta fra due anni. Perché la Royal è preziosa anche in questo. Non una manifestazione annuale, ma ogni due anni.